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L’uomo ha da sempre cercato la felicità. I più saggi avevano capito già migliaia di anni fa che essa andava trovata all’interno di sé stessi, riscoprendo la propria vera natura Divina.


Questa scoperta che non siamo il corpo, i sentimenti o l’intelletto, ma pura consapevolezza, è stata codificata con il termine “Yoga”, dalla radice sanscrita “Yuj” che significa “unione”, e stà ad indicare l’unione di qualcosa di inesprimibile perché non raggiungibile attraverso la mente.


Possiamo cercare di suggerire l’idea di yoga parlando dell’unione fra l’anima individuale (Jivatman) e l’anima Suprema (Paratman), fra il nostro piccolo sé e il Sé con la S maiuscola, fra la nostra parte materiale e quella non materiale, fra la coscienza individuale e la coscienza universale, fra noi e Dio per chi crede nella Sua esistenza.

Chi ha ottenuto questo stato è libero dai vincoli materiali e dalle sofferenze/limitatezze di questo mondo, ha bruciato il proprio karma (il risultato delle sue azioni), ha vinto la morte ed è in uno stato di “sat cit ananda” (essenza, consapevolezza e beatitudine).


Anche se una persona non ottiene nella sua vita attuale lo stato del Nirvana ( o moksa-liberazione, o Kaivalya, o illuminazione), ciò nonostante lo yoga gli porta salute e benessere, mentre anche il più piccolo sforzo non risulta vano e lo aiuterà nelle vite future.


A seconda della natura delle persone, lo Yoga, che è unico quando si riferisce allo stato di Unione e di Verità, si è aperto a diversi percorsi per incontrare le esigenze di ricerca e le tendenze/caratteristiche di molti, ecco perché così tante scuole e modi di praticare.
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